Rimedi ed esercizi

 

Nella prima parte abbiamo descritto la condizione patologica detta “spalla dell’impiegato”.

In questa seconda parte elencherò una serie di consigli da dare al paziente e che dovrà mettere in atto durante le attività quotidiane.

Inoltre descriverò una serie di esercizi molto semplici per ridurre le tensioni muscolari e migliorare la mobilità dei segmenti anatomici interessati dal problema.

Le abitudini

Indicazioni su come modificare le abitudini quotidiane :

  • Usare possibilmente il mouse alternando entrambe le mani con tempi prestabiliti (20 minuti per mano).
  • Mouse-shoulder-02Più il mouse è vicino al tronco e meno sono coinvolti i muscoli della spalla.
  • Mouse-shoulder-01Cambiare il mouse con un dispositivo Trackball può essere un buon compromesso perché non costringe ad allontanare troppo il braccio dal tronco.
  • Utilizzare delle cuffie collegate all’apparecchio telefonico in sostituzione della cornetta.
  • Agire il più possibile sul fattore “tempo”, quindi cambiare spesso posizione e postazione lavorativa (alternandosi con i colleghi) e alternare, laddove possibile, la posizione seduta a quella in piedi (usando una scrivania alta).
  • Alzarsi regolarmente, per esempio se si risponde al telefono lo si può fare abbandonando la postazione seduta.
  • Limitare i più possibile l’utilizzo di pc, tablet o smartphone al di fuori delle ore lavorative.
  • Evitare di trascorrere troppe ore alla guida.
  • L’esercizio fisico a basso impatto di 30 minuti circa al giorno è sempre consigliato.

Gli esercizi

Gli esercizi da consigliare devono essere semplici e che si possano fare in un ambiente casalingo o addirittura sul posto di lavoro.

Devono essere facili da memorizzare e soprattutto si devono poter fare con semplici attrezzi reperibili.

Questa sequenza che io propongo può essere modificata a piacimento e può essere una base di partenza nella quale inserire ulteriori esercizi.

Si raccomanda di eseguire il protocollo in un tempo tra i 5 e i 10 minuti eventualmente da ripete ogni 2-3 ore.

Progressivamente il soggetto realizzerà che questa sequenza lo aiuta a star meglio e quindi la potrà eseguire quante volte vuole.


  • Mouse-shoulder-03Ci appoggiamo al muro con il sedere, la nuca ed il dorso delle mani aderenti (diverso rispetto alla foto che mette i palmi rivolti al muro). Le spalle devono essere più vicine possibile alla parete. La colonna lombare deve essere staccata per ricreare la normale curvatura anatomica. Si tiene questa posizione per 10 sec.
  • Da questa posizione di partenza si aprono le braccia a croce e si tiene la posizione per altri 10 sec.
  • Le braccia salgono ancora fino a formare una Y e si tiene la posizione per altri 10 sec.
  • La respirazione è lenta e profonda

  • Mouse-shoulder-04Si ritorna nella posizione di partenza
  • Faccio una flessione e un’estensione della colonna cervicale per una diecina di volte

  • Mouse-shoulder-05Ritorno in posizione neutra e faccio rotazione destra e sinistra del collo

  • In piedi possibilmente davanti uno specchio apro e chiudo le spalle “come se fosse un libro”.

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  • Seduti ad una sedia incrocio le dita delle mani e stiro le braccia verso l’alto come se volessi toccare il soffitto con il palmo delle mani.

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  • Partendo dalla posizione dell’esercizio precedente inclino la colonna da una parte e dall’altra (se avverto la sensazione di stiramento vuol dire che sto allungando bene i muscoli)

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  • Attacco una banda elastica (facilmente reperibile in tutti i negozi di articoli sportivi) alla gamba di un tavolino. Partendo da braccia tese, piego i gomiti cercando di portare anche le spalle indietro aprendole (esercizio del vogatore)

                       

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  • In piedi con i gomiti piegati e ben aderenti al tronco tengo in mano una banda elastica e allontano reciprocamente i palmi delle mani

 

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  • In piedi tenendo una banda elastica con le mani allargo e sollevo le braccia all’altezza delle spalle.

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L’osteoporosi è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una malattia sistemica (che coinvolge più sistemi dell’organismo) da cause multifattoriali.

Cos’è l’osteoporosi?

È data da una patologica riduzione della massa ossea e da alterazioni dell’architettura del tessuto osseo, che diventa fragile e maggiormente esposto al rischio di frattura.

Si tratta quindi di una alterazione ossea essenzialmente di tipo quantitativo, ovvero della quantità di osso presente, nella quale la composizione minerale del tessuto osseo rimane però normale.

É questa la principale caratteristica che differenzia l’osteoporosi dalla osteopenia, altra patologia frequente nell’età senile che presenta invece un’ alterazione qualitativa del tessuto scheletrico per un difetto di accumulo di calcio sulla matrice ossea.

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Il metabolismo osseo è molto complesso, per sintetizzare possiamo dire che l’osteoporosi è data da un problema di rimodellamento dell’osso, ovvero è più veloce il riassorbimento della matrice ossea da parte di cellule chiamate osteoclasti, rispetto all’accumulo che avviene grazie agli osteoblasti.

L’osteoporosi si distingue nelle forme primitiva e secondaria:

  • OSTEOPOROSI PRIMITIVA:

    • Post menopausa (detta tipo 1)
    • Senile (detta di tipo 2)
    • Idiopatica giovanile (da cause non chiare)
    • Da immobilizzazione e non uso (conseguenze di gessi o tutori)
    • Infiammazione articolare
    • Neuroalgodistrofia (patologia conseguente a immobilizzazione prolungata)

 

  • OSTEOPOROSI SECONDARIA (di tipo 2):

    • Problemi endocrinologici: ipertiroidismo, ipogonadismo, iperparatiroidismo, morbo di Cushing
    • Problemi ematologici: mieloma multiplo, leucosi, linfomi, talassemia
    • Patologie gastrointestinali: gastrectomia chirurgica, celiachia, morbo di Chron, epatopatie croniche
    • Diabete
    • Insufficienza respiratoria cronica
    • Insufficienza renale cronica
    • Uso di corticosteroidi o eparina
    • Malnutrizione

L’osteoporosi è asintomatica, la presenza di dolore è dovuta agli effetti secondari che essa provoca e alle sue complicanze. Tra queste sicuramente ci sono le fratture da fragilità ossea e le deformazioni dei corpi vertebrali.

Osteoporosi_2Le fratture di femore sono la complicanza più pericolosa, soprattutto per le conseguenze date dall’immobilità, dalla gestione post-chirurgica del paziente anziano e dall’allettamento, poi abbiamo quelle di omero e polso.

La caduta, quindi il trauma, è la causa principale ma una buona parte delle fratture avviene anche spontaneamente o per piccole sollecitazioni.

Le fratture vertebrali sono le più frequenti fra quelle osteoporotiche.

I dati epidemiologici sono controversi perché i due terzi sono asintomatiche, spesso il paziente se ne accorge perché fa una lastra per altre ragioni.

Quando sono sintomatiche il dolore è intenso, costringe il paziente a letto per varie settimane.

Di solito sono causa di dolori alla colonna che cronicizzano e determinano una modificazione della struttura della colonna vertebrale stessa.

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La diagnosi

La diagnosi è di tipo strumentale e si avvale della densitometria ossea o mineralometria ossea computerizzata (MOC), questa permette di misurare la densità dell’osso e la quantità di minerali presenti nello scheletro o in determinati distretti anatomici (di solito colonna lombare, femore o polso).

È un esame non invasivo (si utilizzano raggi x in bassissime dosi), semplice da fare.

La RX classica non è indicata per la diagnosi di osteoporosi, ma ci fa sospettare la presenza quando viene fatta per altri motivi. La conferma avviene sempre con l’utilizzo della MOC.

Il trattamento

Il trattamento dell’osteoporosi è prettamente di tipo medico-farmacologico, soprattutto nelle forme secondarie dove si devono gestire patologie conclamate. Nelle forme primarie il medico prescriverà farmaci che reintegrano le carenze vitaminiche o ormonali.

La prevenzione e la gestione di comportamenti quotidiani (importante è un corretto regime alimentare) che possano rallentare il processo osteoporotico sono di fondamentale importanza e tra questi l’attività fisica (anche se a basso impatto) è da consigliare.

Ormai è stato chiarito che la stimolazione meccanica dell’osso ne aumenta la densità oltre che stimolare il metabolismo sistemico.

Nei casi di deformazione vertebrale la fisioterapia è utilissima per la gestione della postura, per il rinforzo di muscoli deficitari e per la riduzione dei problemi  legati al dolore rachideo.

Rispetto al trattamento osteopatico l’osteoporosi non rappresenta una controindicazione assoluta ma relativa.

È compito dell’osteopata modulare le tecniche rispetto al paziente e utilizzare metodologie non invasive o che possano provocare delle complicanze.