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La patologia dell’impingement femoro-acetabolare (FAI), oggi considerata la causa principale di artrosi secondaria, è stata descritta per la prima volta nel 1992.

L’impingement

Con il termine impingement si definisce una condizione in cui si crea un “conflitto” tra strutture anatomiche a ridosso di un’articolazione, questo può avvenire durante un movimento semplice o forzato.

Inpingement_femoro_acetabolare_01Il FAI si crea per un anomalo contatto tra la base della testa del femore ed il bordo dell’acetabolo.

L’articolazione dell’anca è formata dalla testa del femore che si articola con una cavità dell’osso iliaco del bacino detta acetabolo.

Tra la testa del femore e l’acetabolo si interpone una struttura fibrocartilaginea detta labbro acetabolare.

Due forme principali di FAI sono state descritte:

  • PINCER: il bordo acetabolare è più sporgente. Ciò provoca un conflitto tra la base della testa del femore ed il bordo dell’acetabolo tale da produrre una lesione del labbro acetabolare, calcificazioni, osteoartrite degenerativa. Più comune nelle donne adulte (età media 40anni, rapporto 3:1 con i maschi).
  • CAM: deformità della base della testa del femore che perde la sua forma sferica normale. Essa fisiologicamente si restringe gradualmente verso il collo assumendo la forma di una lampadina, proprio per ridurre il contatto tra i capi ossei. La “sporgenza” che si viene a creare collide con il bordo acetabolare e la cartilagine articolare. Più comune negli uomini giovani (età media 32 anni, rapporto 14:1 con le donne)

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Spesso è comune avere entrambe le forme, avremo quindi una condizione di FAI misto.

Una grossa percentuale di pazienti asintomatici, di solito di giovane età, presentano i segni radiologici di un FAI, che si può manifestare in età adulta, non manifestarsi mai, o esordire direttamente con i sintomi e i segni di degenerazione articolare in età adulta.

I pazienti con FAI sintomatico presentano dolore all’anca o all’inguine che esordisce in maniera subdola (raramente acuta), aggravato dall’attività fisica o da funzioni quotidiane (mettersi le scarpe o i calzini) che prevedono una forzata flessione della coscia sul tronco, questo movimento risulterà il più doloroso insieme alle rotazioni del femore verso l’interno.

Nel tempo si verifica una netta riduzione dell’articolarità.

Altre situazioni che scatenano il dolore sono il rialzarsi dopo essere stati seduti a lungo, così come salire le scale o camminare in salita.

Scrosci articolari sono udibili se sono presenti lesioni al labbro, calcificazioni o degenerazioni cartilaginee.

Inpingement_femoro_acetabolare_03Le lesioni a carico del labbro acetabolare sono molto frequenti nei danzatori, nei calciatori, nei tennisti, in chi pratica arti marziali e nei golfisti a causa della ripetitività del gesto atletico. La fascia di età media in cui si presenta tale lesione è di circa 40 anni.

Esiste una condizione di impingement funzionale nella quale non risultano malformazioni ossee, né della testa del femore né dell’acetabolo.

In questo caso durante il movimento di flessione estrema (la gamba che si avvicina al tronco) il femore che dovrebbe scivolare leggermente indietro non compie tale movimento e si crea un conflitto anteriore tra il femore stesso, la capsula articolare ed il bordo dell’articolazione.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte a pazienti giovani di solito corridori o danzatori.

Lo squilibrio muscolare, in particolare la perdita di forza del medio gluteo, non riesce a proteggere l’articolazione da eventuali disfunzioni che possono generare un conflitto articolare.

È importante riconoscere precocemente tali disfunzioni per evitare problemi articolari degenerativi.

L’esame clinico e funzionale in un FAI prevede:

  • Valutazione della completa articolarità dell’anca.
  • Valutazione dell’articolarità del ginocchio, del bacino e della colonna per escludere patologie concomitanti.
  • Valutazione della deambulazione.
  • Valutazione della forza muscolare selettiva per ogni muscolo o di gruppi muscolari sinergici.

Specifici segni e test ci permettono di accertare la presenza o meno del FAI:

  • Segno di Trendelenburg
  • Faber test
  • Faddir test (anteriori hip impingement test)
  • Posterior impingement test

La diagnosi e il trattamento

La diagnosi si avvale di esami diagnostici standard, la RX (con immagini assiali oblique parallele al collo femorale) è utile per le deformazioni ossee, la RM  per i danni alle strutture molli come le lesioni del labbro acetabolare.

Il trattamento conservativo, soprattutto nei pazienti giovani, è la prima cosa da fare nei casi di FAI.

Il supporto con farmaci antinfiammatori può essere utile nei periodi di acuzie del dolore.

La terapia manuale è utilissima per ridurre tutte le tensioni tessutali presenti ed assicurare una corretta mobilità articolare proprio per evitare il conflitto. Inoltre normalizza tutte le disfunzioni che alterano la posizione reciproca dei capi articolari.

Si procede con una serie di esercizi che mirano ad un corretto equilibrio muscolare e alla stabilità del core (tronco), del bacino e dell’anca, associando stretching dei gruppi muscolari troppo forti e accorciati.

È fondamentale una corretta attivazione dei glutei che ci permette di ridurre il carico sul labbro acetabolare e ridurre l’impingement.

I pazienti con FAI di solito hanno dei movimenti ben specifici che creano dolore, è utile quindi consigliare la giusta attività fisica che riduca il più possibile la possibilità di ricreare il movimento che genera l’impingement.

La chirurgia

Inpingement_femoro_acetabolare_04Se il trattamento conservativo non da buoni risultati il trattamento chirurgico è consigliabile.

Questo ha lo scopo di ripristinare la normale anatomia dell’articolazione, correggere le eventuali lesioni del labbro ed eliminare le calcificazioni.

Prevede di solito un accesso artroscopico.

Il trattamento riabilitativo post-chirurgico deve essere mirato e specifico, possibilmente in prima battuta concordato con il chirurgo per stabilire i tempi di recupero in base alla tipologia di intervento e definire i tempi per ripristinare il carico articolare.

 


Vi invito alla lettura di un altro articolo, nel quale vi illustro quali sono gli esercizi da seguire in autonomia utili sia per la prevenzione sia per il trattamento delle problematiche di anca.

Oggi vediamo insieme le lesioni a carico dei menischi, come diagnosticarle e il loro trattamento.

Cosa sono i menischi?

lesioni menischi 01I menischi sono delle fibrocartilagini presenti all’interno del ginocchio (tra i condili del femore e il piatto della tibia), con scopo di fornire una superficie di appoggio migliore ai capi articolari per aumentarne quindi la stabilità, servono al trasferimento, all’ammortizzamento e alla dissipazione delle forze di carico ascendenti e discendenti.

Visti dall’alto quello esterno ha forma circolare, quello interno a forma di ferro di cavallo. Tra i capi ossei creano un cuneo, essendo più sottili nella zona centrale e più spessi in quella periferica.

lesioni menischi 02Sono forniti di recettori che servono a comunicare al sistema nervoso una serie di informazioni fondamentali ad un corretto movimento e adattamento articolare.

Le lesioni più comuni

Circa i 2/3 delle lesioni interne del ginocchio sono a carico dei menischi, possono essere isolate o si associano a lesioni capsulo-legamentose (per esempio una lesione del legamento crociato anteriore) successive a traumi come le distorsioni.

Il menisco interno è quello più soggetto a lesionarsi.

Come avviene la lesione?

Di solito i menischi si danneggiano per traumi indiretti, ovvero avviene un movimento articolare anomalo di solito combinato tra flesso-estensione e rotazione e si trovano “schiacciati” o “trazionati” dai capi articolari e si crea così una lesione:

  • Piede fisso a terra e ginocchio che si estende velocemente e in maniera estrema.
  • “Calcio a vuoto” durante un’attività sportiva.
  • Flessione o estensione forzata con contemporanea rotazione della tibia.
  • Colpo diretto sul ginocchio con movimento passivo oltre la normale possibilità articolare.

Per motivi anatomici e funzionali le lesioni ai menischi possono essere diverse se si tratta di quello interno o esterno:

  • Menisco interno: più frequenti le lesioni sulla zona posteriore, di solito di tipo longitudinale, causata anche da modesti traumi che nel tempo peggiora fino a prolungarsi e ad isolare un grosso frammento semilunare, chiamata anche lesione a “manico di secchio”. Questo frammento può staccarsi e intrappolarsi tra i capi articolari creando dolore acuto fino al blocco dell’articolazione transitorio o riducibile solo con l’asportazione chirurgica del frammento e con la pulizia del menisco.

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  • Menisco esterno: più frequente la lesione della zona intermedia in maniera trasversale.

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Successivamente ad una lesione del menisco viene ad essere intaccata la cartilagine che ricopre i capi articolari dando il via ad un processo degenerativo che sfocia in una irritazione della cartilagine stessa (condrite e condromalacia) e all’artrosi.

Esiste però un 16% di lesioni meniscali che rimane asintomatica, percentuale che arriva al 36% dopo i 45 anni.

Quali soni i sintomi delle lesioni dei menischi?

I sintomi sono relativi al danno e alla fase acuta o cronica:

  • Fase acuta: di solito successiva ad una distorsione, il paziente riferisce la sensazione di qualcosa che si è “spostato nel ginocchio”. Blocco transitorio con dolore anche durante piccoli movimenti, l’articolazione si gonfia in maniera evidente.
  • Fase cronica: pregressi blocchi articolari transitori, storia di traumi (distorsioni) poi risolti o microtraumi continui, sensazione di “scatto” del ginocchio durante i movimenti o scrosci articolari, sensazione di instabilità o evidente cedimento della gamba. Gonfiore lieve ma frequente, dolore saltuario.

La diagnosi

L’esame clinico si basa sulla valutazione dell’aspetto dell’articolazione (confrontandola con la controlaterale) per valutare eventuali tumefazioni o gonfiori, alla palpazione può risultare dolorosa la zona attorno alla rotula, inoltre ci si avvale di test clinici diagnostici specifici.

Il supporto delle indagini strumentali è determinante per la corretta diagnosi, l’esame sicuramente più affidabile è la risonanza magnetica, in alternativa la TAC. L’esame radiografico standard non è specifico per i menischi ma può essere utile per escludere altre lesioni scheletriche.

Il trattamento delle lesioni dei menischi

In caso di lesione al menisco lo specialista valuterà la possibilità di un trattamento conservativo o di un trattamento chirurgico.

La scelta deve essere scrupolosa in quanto frammenti di menisco nell’articolazione possono creare reazioni infiammatorie, processi degenerativi precoci o blocchi articolari, altrettanto l’intervento chirurgico, soprattutto se troppo demolitivo, espone l’articolazione del ginocchio ad artrosi precoce.

trattamento ginocchioIl trattamento conservativo si avvale di farmaci ad uso locale (infiltrazioni) o per via sistemica se necessario, ma è importantissimo un recupero funzionale corretto dell’articolazione del ginocchio, del miglioramento del tono muscolare (anche delle articolazioni vicine), una riorganizzazione delle funzioni propriocettive e di gestione dei carichi, e una programmazione relativa al recupero delle normali attività quotidiane o sportive.