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Oggi vediamo insieme le lesioni a carico dei menischi, come diagnosticarle e il loro trattamento.

Cosa sono i menischi?

lesioni menischi 01I menischi sono delle fibrocartilagini presenti all’interno del ginocchio (tra i condili del femore e il piatto della tibia), con scopo di fornire una superficie di appoggio migliore ai capi articolari per aumentarne quindi la stabilità, servono al trasferimento, all’ammortizzamento e alla dissipazione delle forze di carico ascendenti e discendenti.

Visti dall’alto quello esterno ha forma circolare, quello interno a forma di ferro di cavallo. Tra i capi ossei creano un cuneo, essendo più sottili nella zona centrale e più spessi in quella periferica.

lesioni menischi 02Sono forniti di recettori che servono a comunicare al sistema nervoso una serie di informazioni fondamentali ad un corretto movimento e adattamento articolare.

Le lesioni più comuni

Circa i 2/3 delle lesioni interne del ginocchio sono a carico dei menischi, possono essere isolate o si associano a lesioni capsulo-legamentose (per esempio una lesione del legamento crociato anteriore) successive a traumi come le distorsioni.

Il menisco interno è quello più soggetto a lesionarsi.

Come avviene la lesione?

Di solito i menischi si danneggiano per traumi indiretti, ovvero avviene un movimento articolare anomalo di solito combinato tra flesso-estensione e rotazione e si trovano “schiacciati” o “trazionati” dai capi articolari e si crea così una lesione:

  • Piede fisso a terra e ginocchio che si estende velocemente e in maniera estrema.
  • “Calcio a vuoto” durante un’attività sportiva.
  • Flessione o estensione forzata con contemporanea rotazione della tibia.
  • Colpo diretto sul ginocchio con movimento passivo oltre la normale possibilità articolare.

Per motivi anatomici e funzionali le lesioni ai menischi possono essere diverse se si tratta di quello interno o esterno:

  • Menisco interno: più frequenti le lesioni sulla zona posteriore, di solito di tipo longitudinale, causata anche da modesti traumi che nel tempo peggiora fino a prolungarsi e ad isolare un grosso frammento semilunare, chiamata anche lesione a “manico di secchio”. Questo frammento può staccarsi e intrappolarsi tra i capi articolari creando dolore acuto fino al blocco dell’articolazione transitorio o riducibile solo con l’asportazione chirurgica del frammento e con la pulizia del menisco.

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  • Menisco esterno: più frequente la lesione della zona intermedia in maniera trasversale.

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Successivamente ad una lesione del menisco viene ad essere intaccata la cartilagine che ricopre i capi articolari dando il via ad un processo degenerativo che sfocia in una irritazione della cartilagine stessa (condrite e condromalacia) e all’artrosi.

Esiste però un 16% di lesioni meniscali che rimane asintomatica, percentuale che arriva al 36% dopo i 45 anni.

Quali soni i sintomi delle lesioni dei menischi?

I sintomi sono relativi al danno e alla fase acuta o cronica:

  • Fase acuta: di solito successiva ad una distorsione, il paziente riferisce la sensazione di qualcosa che si è “spostato nel ginocchio”. Blocco transitorio con dolore anche durante piccoli movimenti, l’articolazione si gonfia in maniera evidente.
  • Fase cronica: pregressi blocchi articolari transitori, storia di traumi (distorsioni) poi risolti o microtraumi continui, sensazione di “scatto” del ginocchio durante i movimenti o scrosci articolari, sensazione di instabilità o evidente cedimento della gamba. Gonfiore lieve ma frequente, dolore saltuario.

La diagnosi

L’esame clinico si basa sulla valutazione dell’aspetto dell’articolazione (confrontandola con la controlaterale) per valutare eventuali tumefazioni o gonfiori, alla palpazione può risultare dolorosa la zona attorno alla rotula, inoltre ci si avvale di test clinici diagnostici specifici.

Il supporto delle indagini strumentali è determinante per la corretta diagnosi, l’esame sicuramente più affidabile è la risonanza magnetica, in alternativa la TAC. L’esame radiografico standard non è specifico per i menischi ma può essere utile per escludere altre lesioni scheletriche.

Il trattamento delle lesioni dei menischi

In caso di lesione al menisco lo specialista valuterà la possibilità di un trattamento conservativo o di un trattamento chirurgico.

La scelta deve essere scrupolosa in quanto frammenti di menisco nell’articolazione possono creare reazioni infiammatorie, processi degenerativi precoci o blocchi articolari, altrettanto l’intervento chirurgico, soprattutto se troppo demolitivo, espone l’articolazione del ginocchio ad artrosi precoce.

trattamento ginocchioIl trattamento conservativo si avvale di farmaci ad uso locale (infiltrazioni) o per via sistemica se necessario, ma è importantissimo un recupero funzionale corretto dell’articolazione del ginocchio, del miglioramento del tono muscolare (anche delle articolazioni vicine), una riorganizzazione delle funzioni propriocettive e di gestione dei carichi, e una programmazione relativa al recupero delle normali attività quotidiane o sportive.

La cisti poplitea o cisti di Baker è un rigonfiamento, si presenta come una massa, nella parte posteriore o postero-mediale del ginocchio che può avere varie dimensioni.

Il liquido (edema) in esubero che si forma nell’articolazione del ginocchio penetra attraverso i piani muscolari posteriori (di solito tra  i muscoli gastrocnemio mediale e semimembranoso) del ginocchio senza poter rientrare, creando una sacca di raccolta del liquido stesso che forma la cisti.

CISTI_BAKER_01All’interno di ogni articolazione le due ossa che vengono a contatto (capi articolari), sono ricoperte di cartilagine che serve a salvaguardare la struttura dell’osso diminuendo l’attrito e migliora il movimento reciproco.

La cartilagine non è raggiunta da vasi sanguigni a viene nutrita grazie alla presenza di un velo che la ricopre chiamato membrana sinoviale (bagnata appunto dal liquido sinoviale).

Questa oltre ad avere capacità nutritive diminuisce ulteriormente l’attrito lubrificando l’articolazione. La membrana sinoviale può essere interessata da problemi infiammatori (intra-articolari e non) e per reazione aumenta la secrezione di liquido sinoviale creando un edema che è causa del gonfiore.

La cisti di Baker non è sintomatica (se le dimensioni non sono importanti), il paziente riferisce solo la presenza di una massa soprattutto quando piega molto il ginocchio.

Se le dimensioni dovessero essere eccessive si può avvertire un lieve dolore che si irradia al polpaccio. Spesso i pazienti si rivolgono allo specialista o al fisioterapista non per il dolore ma perché spaventai dalla presenza della massa.

L’aumento del liquido all’interno dell’articolazione è sempre causato da patologie intrarticolari.

CISTI_BAKER_02La condizione che più frequentemente si associa alla presenza di cisti poplitee è la lesione dei menischi, poi abbiamo la rottura del legamento crociato anteriore, ma altre condizioni patologiche possono giustificarne la presenza come le patologie reumatiche, infezioni, patologie sistemiche (che coinvolgono più sistemi dell’organismo) e non per ultima l’artrosi.

La presenza di cisti di Baker aumenta con l’aumentare dell’età proprio perché è maggiore l’incidenza di problematiche degenerative articolari. L’assottigliamento della capsula articolare, ovvero il manicotto legamentoso che circonda l’articolazione, con l’età tende ad assottigliarsi e questi rende più frequente la formazione della cisti.

Raramente la citi si rompe generando un dolore acuto nella zona postero mediale del ginocchio o al polpaccio per effetto della distensione dei tessuti sottocutanei data dalla presenza del liquido fuoriuscito. In questo caso la diagnosi differenziale con una eventuale trombo-flebite è necessaria (consigliare un eco-doppler).

CISTI_BAKER_03L’esame da consigliare quando abbiamo la presenza di una cisti di Baker è la risonanza magnetica, in questo modo abbiamo la possibilità di capire quale patologia intrarticolare possa essere la causa, quantificare la grandezza della cisti e soprattutto fare una corretta diagnosi differenziale con problemi quali la borsite del semimembranoso, cisti meniscali, masse solide di origine tumorale.

Anche l’esame ecografico è consigliabile ma si limita a definire l’entità della cisti e non ci dà informazioni relative allo stato dell’articolazione.

La cisti di Baker può regredire spontaneamente. Non esiste un trattamento specifico per questa problematica.

Il trattamento conservativo è possibile attraverso tecniche manuali volte a migliorare le tensioni o i sovraccarichi muscolari e quindi la mobilità articolare, favorire il drenaggio dei liquidi e del sangue verso il tronco, ridurre l’impatto delle eventuali patologie intra-articolari.

In alternativa il chirurgo può optare per l’aspirazione del liquido all’interno della cisti o per l’intervento se la causa è data da una patologia severa dell’articolazione.