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Chi di noi almeno una volta nella vita non ha subito una distorsione di caviglia o, più comunemente chiamata, “storta di caviglia”?

Cos’è la distorsione di caviglia?

distorsione di caviglia 01In termine medico si parla di distorsione, che per definizione è una sollecitazione, di solito traumatica, che tende a modificare i normali rapporti articolari con successiva lesione delle strutture legamentose e della capsula che avvolge l’articolazione.

Il movimento che si genera per motivi spesso indiretti (non un colpo diretto, ma successivo ad un movimento anomalo) imprime all’articolazione una sollecitazione non fisiologica.

In ordine di frequenza la distorsione di caviglia è la più comune dopo quella del ginocchio.

Classificazione

Le distorsioni di caviglia si classificano in:

  • 1° grado: le più lievi. Si verifica uno stiramento dei legamenti senza lesioni, con lieve gonfiore, temporanea limitazione delle normali funzioni, dolore passeggero. Può causare nell’immediato instabilità.
  • 2° grado: rottura parziale di uno o più legamenti. Presenti tumefazione, ematoma attorno al malleolo (l’osso sporgente della caviglia) per rottura di alcuni vasi sanguigni. Dolenzia di media entità e instabilità modesta, lieve limitazione funzionale.
  • 3° grado: instabilità severa, rottura completa dei legamenti. Edema massivo con importante ematoma. Seria limitazione funzionale.

Il dolore nella distorsione di caviglia

Il dolore in fase acuta può essere intenso e dura i base al grado di lesione dei legamenti.

Nei casi lievi hanno prognosi benigna, ovvero c’è una completa guarigione con un ritorno precoce alle attività quotidiane.

Nei gradi 2° o 3° se non trattate adeguatamente il ripristino delle normali funzioni può essere lento, il dolore persistente, la limitazione funzionale e la instabilità articolare può ostacolare le normali attività come camminare, predispone ad una artrosi precoce.

Possono essere colpiti tutti i soggetti a tutte le età, ovviamente l’attività fisica predispone a questo tipo di traumi anche se è molto frequente nelle persone che non fanno attività sportiva, quando si scende da un gradino o la “classica” buca sul marciapiede.

radiografiaLa diagnosi

La storia traumatica e la presenza dei segni e sintomi clinici indirizzano nella diagnosi, inoltre le indagini radiologiche ci aiutano nella valutazione del grado di lesione.

È consigliabile fare immediatamente una radiografia per escludere l’interessamento delle strutture ossee.

Una conseguenza molto comune dopo una distorsione di caviglia è la frattura della base del quinto metatarso (l’osso più esterno del piede), spesso subdola non sempre viene riconosciuta subito, avviene per effetto dello stiramento di un tendine che si attacca proprio su quest’osso.

La radiografia ci aiuta ad escludere tale evenienza.

La risonanza magnetica o l’ecografia invece si sono utili per definire una eventuale lesione alle strutture molli come i legamenti e quindi a definire il grado di lesione.

stampelleIl trattamento della distorsione di caviglia

Il trattamento in fase acuta prevede immobilizzazione (con tempi che variano da pochi giorni ad alcune settimane in base al grado di lesione) con l’eventuale uso di tutore, riposo, quindi astensione da carico ed uso di canadesi (stampelle), ghiaccio per ridurre l’edema, l’uso di macchinari come la magnetoterapia per aiutare i tessuti a recuperare dal danno subito.

L’uso della terapia manuale, in fase acuta nei casi lievi, è importante intanto per ridurre l’edema e per evitare le rigidità articolari che sono successive all’immobilità.

Successivamente alla fase acuta si rispettano i tempi di recupero degli eventuali danni ai tessuti molli (3 settimane) o alle ossa (4 settimane) e poi si procede con un programma di recupero funzionale composto da trattamenti per il recupero di tutti i movimenti fisiologici, recupero della forza, controllo e gestione delle eventuali tendinee o legamentose dovute alla immobilità.

tavolette propriocettiveParticolarmente importante è il lavoro sotto carico e con l’uso di tavolette propriocettive che servono a migliorare il controllo dell’articolazione durante tutte le fasi di appoggio nei vari movimenti, inoltre migliora decisamente la stabilità dell’articolazione e quindi evita le recidive che possono essere frequenti dopo un trauma del genere.

La giusta attenzione va posta su quelli che sono gli effetti a distanza che una distorsione di caviglia può generare. La problematica più frequente riguarda gli adattamenti che il corpo fa sulle catene muscolari ascendenti che possono causare infortuni ai muscoli posteriori della coscia, all’articolazione del bacino o della colonna lombare.

È compito del terapista tener coto di tali eventualità e impostare un trattamento che prenda in considerazione questa eventualità con esercizi mirati a migliorare l’elasticità muscolare e una buona mobilità articolare del bacino e della colonna vertebrale.

Oggi vediamo insieme le lesioni a carico dei menischi, come diagnosticarle e il loro trattamento.

Cosa sono i menischi?

lesioni menischi 01I menischi sono delle fibrocartilagini presenti all’interno del ginocchio (tra i condili del femore e il piatto della tibia), con scopo di fornire una superficie di appoggio migliore ai capi articolari per aumentarne quindi la stabilità, servono al trasferimento, all’ammortizzamento e alla dissipazione delle forze di carico ascendenti e discendenti.

Visti dall’alto quello esterno ha forma circolare, quello interno a forma di ferro di cavallo. Tra i capi ossei creano un cuneo, essendo più sottili nella zona centrale e più spessi in quella periferica.

lesioni menischi 02Sono forniti di recettori che servono a comunicare al sistema nervoso una serie di informazioni fondamentali ad un corretto movimento e adattamento articolare.

Le lesioni più comuni

Circa i 2/3 delle lesioni interne del ginocchio sono a carico dei menischi, possono essere isolate o si associano a lesioni capsulo-legamentose (per esempio una lesione del legamento crociato anteriore) successive a traumi come le distorsioni.

Il menisco interno è quello più soggetto a lesionarsi.

Come avviene la lesione?

Di solito i menischi si danneggiano per traumi indiretti, ovvero avviene un movimento articolare anomalo di solito combinato tra flesso-estensione e rotazione e si trovano “schiacciati” o “trazionati” dai capi articolari e si crea così una lesione:

  • Piede fisso a terra e ginocchio che si estende velocemente e in maniera estrema.
  • “Calcio a vuoto” durante un’attività sportiva.
  • Flessione o estensione forzata con contemporanea rotazione della tibia.
  • Colpo diretto sul ginocchio con movimento passivo oltre la normale possibilità articolare.

Per motivi anatomici e funzionali le lesioni ai menischi possono essere diverse se si tratta di quello interno o esterno:

  • Menisco interno: più frequenti le lesioni sulla zona posteriore, di solito di tipo longitudinale, causata anche da modesti traumi che nel tempo peggiora fino a prolungarsi e ad isolare un grosso frammento semilunare, chiamata anche lesione a “manico di secchio”. Questo frammento può staccarsi e intrappolarsi tra i capi articolari creando dolore acuto fino al blocco dell’articolazione transitorio o riducibile solo con l’asportazione chirurgica del frammento e con la pulizia del menisco.

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  • Menisco esterno: più frequente la lesione della zona intermedia in maniera trasversale.

lesioni menischi 04

Successivamente ad una lesione del menisco viene ad essere intaccata la cartilagine che ricopre i capi articolari dando il via ad un processo degenerativo che sfocia in una irritazione della cartilagine stessa (condrite e condromalacia) e all’artrosi.

Esiste però un 16% di lesioni meniscali che rimane asintomatica, percentuale che arriva al 36% dopo i 45 anni.

Quali soni i sintomi delle lesioni dei menischi?

I sintomi sono relativi al danno e alla fase acuta o cronica:

  • Fase acuta: di solito successiva ad una distorsione, il paziente riferisce la sensazione di qualcosa che si è “spostato nel ginocchio”. Blocco transitorio con dolore anche durante piccoli movimenti, l’articolazione si gonfia in maniera evidente.
  • Fase cronica: pregressi blocchi articolari transitori, storia di traumi (distorsioni) poi risolti o microtraumi continui, sensazione di “scatto” del ginocchio durante i movimenti o scrosci articolari, sensazione di instabilità o evidente cedimento della gamba. Gonfiore lieve ma frequente, dolore saltuario.

La diagnosi

L’esame clinico si basa sulla valutazione dell’aspetto dell’articolazione (confrontandola con la controlaterale) per valutare eventuali tumefazioni o gonfiori, alla palpazione può risultare dolorosa la zona attorno alla rotula, inoltre ci si avvale di test clinici diagnostici specifici.

Il supporto delle indagini strumentali è determinante per la corretta diagnosi, l’esame sicuramente più affidabile è la risonanza magnetica, in alternativa la TAC. L’esame radiografico standard non è specifico per i menischi ma può essere utile per escludere altre lesioni scheletriche.

Il trattamento delle lesioni dei menischi

In caso di lesione al menisco lo specialista valuterà la possibilità di un trattamento conservativo o di un trattamento chirurgico.

La scelta deve essere scrupolosa in quanto frammenti di menisco nell’articolazione possono creare reazioni infiammatorie, processi degenerativi precoci o blocchi articolari, altrettanto l’intervento chirurgico, soprattutto se troppo demolitivo, espone l’articolazione del ginocchio ad artrosi precoce.

trattamento ginocchioIl trattamento conservativo si avvale di farmaci ad uso locale (infiltrazioni) o per via sistemica se necessario, ma è importantissimo un recupero funzionale corretto dell’articolazione del ginocchio, del miglioramento del tono muscolare (anche delle articolazioni vicine), una riorganizzazione delle funzioni propriocettive e di gestione dei carichi, e una programmazione relativa al recupero delle normali attività quotidiane o sportive.