Articoli

La cervicalgia acuta o così detto “torcicollo”  è una manifestazione  improvvisa che colpisce la colonna cervicale, con dolore acuto e limitazione oggettiva della mobilità, a volte si associa deviazione (rotazione o inclinazione) del capo da un lato con impossibilità a tornare nella posizione neutra.

Cervicalgia acuta 01La cervicalgia acuta più frequente è quella che ha una durata breve (qualche giorno), se invece perdura per nel tempo di solito si associa una condizione infiammatoria locale, ernia discale o cause più severe.

Il dolore è associato al movimento anche minimo e di solito al mattino è più acuto e migliora leggermente con il passare delle ore. I pazienti hanno difficoltà nel dormire perché diventa complicato e doloroso anche solo appoggiare la testa sul cuscino.

Le cause sono spesso irritative (il così detto “colpo d’aria”) con sensibilizzazione delle terminazioni nervose locali o dovute a spasmi muscolari di origine riflessa articolare.

Quando si creano delle disfunzioni articolari specifiche che limitano il movimento di una vertebra o di una unità vertebrale, i muscoli brevi attorno alle vertebre vanno in spasmo (contrattura) perché aumenta la loro attività riflessa.

Anche un piccolo movimento della zona interessata aumenta la risposta riflessa di questi muscoli “fissandoli” così in uno stato di perenne tensione.

Questa condizione influenzerà anche la funzione dei muscoli più lunghi e grandi del collo, che a loro volta creeranno uno stato di allerta e si adatteranno in maniera tale da non alimentare il segnale doloroso.

Per individuare la vertebra o la zona vertebrale interessata i test clinici ci sono sempre di aiuto, così come i test di mobilità (qualora fosse possibile farli).

La direzione della eventuale deviazione del capo già ci da una possibile informazione su quello che può essere il problema meccanico articolare e quali muscoli sono coinvolti direttamente e indirettamente. Va individuata la zona vertebrale interessata dalla problematica, a volte può essere dolorosa anche solo alla palpazione.

Lo studio dei riflesso osteotendinei e della forza ci permettono di fare chiarezza su un eventuale interessamento delle radici nervose che fuoriescono dalla colonna.

La raccolta dei dati clinici del paziente ci permette di stabilire quale può essere una eventuale causa scatenante o una condizione che non è compatibile con il lavoro manuale.

Come già abbiamo detto in precedenza la cervicalgia acuta deve essere di breve durata, le condizioni patologiche severe  che dobbiamo considerare nella diagnosi differenziale e che rappresentano controindicazioni al trattamento manuale sono:

  • Dolore acuto che diventa progressivo, resistente anche ai farmaci, può essere dovuto a neoplasie
  • Dolore acuto dopo un trauma, richiede un approfondimento diagnostico radiologico
  • Dolore acuto con rigidità importante in pazienti che già soffrono di patologie reumatiche (artrite reumatoide, spondilite anchilosante ecc.)
  • Osteoartriti (con o senza episodi febbrili)
  • Malformazioni vertebrali

Cervicalgia acuta 02

Il trattamento prevede necessariamente la riduzione della rigidità che diminuisce il movimento delle vertebre e che ha causato il blocco, la terapia manuale in questo caso ci fornisce un’ottima soluzione terapeutica.

Far precedere al lavoro locale sulla zona interessata un lavoro a distanza per migliorare la mobilità articolare, la funzione muscolare e l’elasticità della fascia, può essere un elemento strategico importante che ci permette di essere più efficaci a livello locale.

Cervicalgia acuta 03Con le tecniche manuali riusciamo a ridurre le tensioni muscolari e fasciali causate dal blocco articolare e dalla posizione antalgica, in questo modo la tecnica articolare specifica sarà più efficace e precisa.

I pazienti con il torcicollo sempre più spesso si rivolgono direttamente al fisioterapista/osteopata, prima che al medico di base, per un problema che può essere molto invalidante.

Compito del professionista della salute è quello di capire se è una situazione di propria competenza e risolverla il prima possibile per riportare il paziente a svolgere le normali attività quotidiane.