EPICONDILITE – EPITROCLEITE

EPICONDILITE – EPITROCLEITEOggi parliamo di Epicondilite – Epitrocleite. Conosciamola meglio.

Cos’è l’epicondilite?

L’epicondilite è una entesopatia, ossia una problematica a carico di un tendine o un legamento nel punto in cui si inserisce sull’osso. Si parla di epicondilite perché vengono interessati i tendini che si inseriscono sugli epicondili del gomito:

  • Epicondilite laterale
  • Epicondilite mediale (epitrocleite)

Cause e sintomi

Molti autori concordano sul fatto che si tratti di una patologia degenerativa del tendine e non di una infiammazione (quindi il termine tendinite sarebbe improprio), poiché non è rilevata la presenza dei mediatori dell’infiammazione ma si crea un irrigidimento dei vasi capillari che portano il sangue al tendine, quindi la carenza di nutrimento danneggia il tessuto tendineo stesso.

Questo sarebbe dovuto ad un uso eccessivo e ripetuto che genera microtraumi e sovraccarichi o ad un trauma acuto. Più aumenta la durata e l’intensità del dolore e maggiore sarà la proliferazione degli agenti enzimatici che causano la rigidità capillare.

La scarsa vascolarizzazione oltre a generare un danno al tessuto è causa stessa di dolore data la mancanza di apporto sanguigno alle componenti nervose locali.

Concorrono nelle cause anche problemi di origine metabolica sistemica come il diabete (problemi vascolari e neurologici).

A volte può essere un sintomo secondario di patologie a carico dell’articolazione come artrosi importante, lesioni legamentose o intrappolamento del nervo periferico (mediano, ulnare o radiale), quindi sono cause che esulano dal problema tendineo.

I sintomi sono il dolore locale alla palpazione o al movimento, dolore spontaneo che si irradiato sopra o sotto il gomito, deficit delle funzioni articolari o della manualità, a volte gonfiore.

EPICONDILITE LATERALE

EPICONDILITE – EPITROCLEITE 02Conosciuta come ‘’gomito del tennista’’ (il 50% dei tennisti ne soffre), il 95% dei soggetti con epicondilite non gioca a tennis (comune nei violinisti, casalinghe, impiegati). L’incidenza è tra 1% e 3% nella popolazione adulta. Coinvolge la parte esterna del gomito, lì dove si uniscono i tendini estensori del polso.

Il paziente non riesce a stringere la mano forzatamente, a stendere il polso o a ruotare contro resistenza il palmo della mano verso l’alto.

Il dolore è localizzato subito dietro o sotto l’epicondilo (circa 1-2 cm, se più distante probabili altre cause), spesso è urente e irradiato sul dorso della mano. Presente nelle azioni quotidiane come prendere una tazzina di caffè.


EPICONDILITE MEDIALE (EPITROCLEITE)

EPICONDILITE – EPITROCLEITE 03Anche conosciuta come gomito del golfista, coinvolge la parte interna del gomito, dove si inserisce il gruppo dei muscoli flessori del polso.

Meno comune dell’epicondilite, ha però in comune le cause.

Il paziente non riesce a stringere la mano forzatamente, a piegare il polso o a ruotare il palmo verso il basso contro resistenza. Presente nelle azioni quotidiane come afferrare oggetti.

Il dolore maggiore è presente 1-2 cm dall’epitroclea, si può irradiare sulla faccia interna dell’avambraccio o verso l’alto. A volte viene confuso con un tunnel carpale con il quale ha in comune la difficoltà nelle attività manuali. Nelle situazioni croniche il paziente non riesce ed estendere completamente il gomito senza dolore.


La diagnosi dell’epicondilite

La diagnosi si basa sui segni clinici e sui sintomi, può essere supportata da ecografia per valutare lo stato di salute dei tessuti molli e le eventuali alterazioni della loro struttura se la situazione è cronica. La risonanza magnetica è utile per escludere altre cause concomitanti come borsiti o implicazione legamentosa, l’RX ci aiuta a valutare i profili articolari e le eventuali alterazioni strutturali come l’artrosi.

Il trattamento

Il trattamento prevede un lavoro sulla parte muscolare e fasciale affinchè si riducano le forze che sovraccaricano la zona interessata, riducendo la resistenza dei tessuti. Tutte le tecniche che stimolano la vascolarizzazione locale possono essere utili.

L’esercizio terapeutico è necessario per il ripristino della funzione muscolare e articolare, la terapia manuale invece è molto efficace per migliorare l’elasticità dei tessuti e diminuisce le tensioni locali favorendo anche una migliore vascolarizzazione. Il terapista deve essere attento a considerare il meccanismo che crea il sovraccarico non solo a livello locale ma deve valutare il corretto funzionamento delle catene cinetiche muscolari che coinvolgono tutto l’arto superiore compresa la scapola e la zona cervicale e trattare le eventuali disfunzioni.

Fisioterapia gomito del tennista

Il trattamento precoce influisce in maniera determinate sulla progressione della patologia e sui tempi di recupero. Di solito sono problemi che se trattati entro sei settimane dall’esordio dei sintomi hanno una buona prognosi.

tutoreAnche l’utilizzo di FANS o di terapie antinfiammatorie locali può essere utile (nonostante non sia un problema di base infiammatoria) perché vanno a diminuire l’irritazione dei tessuti circostanti che inevitabilmente sono in difficoltà. L’utilizzo di tutori che mettono “a riposo” la giunzione tendinea può avere un’efficacia soggettiva e dipendente dalle attività che il paziente svolge.

Raramente e solo nei casi cronicizzati e che non rispondono ai trattamenti è utile l’utilizzo di docce per immobilizzare l’articolazione. Così come l’utilizzo di corticosteroidi locali (infiltrazioni) sono indicati laddove le terapie conservative non hanno avuto successo.

L’intervento chirurgico è l’ultima ratio nei casi cronici, resistenti ad ogni trattamento con grosse limitazioni funzionali.

 

 

 

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